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Immagine del redattoreFosca Creola

“Tu che lavoro fai? Io… racconto storie!”

Aggiornamento: 14 gen

Di storie Marco ne ha raccontate molte e in tanti modi diversi.

Classe ’76, novarese, Marco Paracchini è regista, scrittore e docente accademico.

«Il mio lavoro principale è nell’area dell’audiovisivo, professionalmente sono un regista freelance. Lo sono dal 2005 anche se la passione mi portò a realizzare cortometraggi già dieci anni prima. Cosa significa fare il regista audiovisivo? Vuol dire occuparsi della direzione delle riprese e coordinare gli attori in video di disparati generi: dal cortometraggio istituzionale alla docu-fiction, dal video aziendale alle campagne sociali. E grazie a questo lavoro fui contattato dall’Accademia di Belle Arti di Novara che, dal 2006, mi ha dato inizialmente la cattedra di Regia, ma col passare del tempo mi è stata data anche quella di Storytelling Transmediale (che altro non è che la narrazione di una vicenda attraverso l’utilizzo di diversi medium). Ho insegnato in molte scuole, inizialmente in corsi pomeridiani in alcune scuole medie del territorio, poi appunto all’Accademia (dove insegno tuttora), ma anche allo IED di Milano nei corsi serali e al Liceo Classico Cavour di Torino nonché all’Omar di Novara in moduli didattici extra-scolastici.»


«La passione per il Cinema mi spinse a ideare e produrre dei cortometraggi che realizzai per avere una sorta di “biglietto da visita” da offrire alle case di produzione. Alcuni tra questi furono poi premiati in alcuni festival nazionali, percorso che ho poi abbandonato negli ultimi dieci anni. Nel 2006, con il film breve “Il Protocollo Sabbia”, sono stato il terzo regista italiano nella storia (sino all’epoca, ovviamente) a produrre un cortometraggio sulla strage di Ustica. Creò qualche problema e mi giunsero anche minacce velate per via del messaggio posto prima dei titoli di coda, ma fu distribuito come allegato alla rivista “Best Movie” (settembre 2007). Un altro corto che ho autoprodotto e che è stata una tra le più grandi produzione da me realizzate è stato “L’audace Viaggiatore”. Questo corto ebbe un buon successo e mi fece conoscere anche a diverse case di produzione. Da lì mi contattarono anche per realizzare una serie televisiva, ma ahimè nulla andò in porto. Altri cortometraggi degni di nota sono sicuramente “Fiori di Carta” (2010), prodotto dalla Fondazione Humanitas e “Untouched” che fu un tributo al Maestro d’animazione Makoto Shinkai. A oggi è la produzione in corto più vista nel web da oltre 130mila persone.»


«La narrativa editoriale è arrivata dopo, quasi per gioco. Avevo fatto, in un paio di occasioni il ghost writer (più per arrotondare, diciamo), ma la svolta giunse nel 2011 quando un’amica mi diede la possibilità di pubblicare un’antologia a titolo “Linea di confine” (ora fuori catalogo). Scrissi tre storie utilizzando delle sceneggiature mai andate in porto. Nel secondo libro ci sarebbe dovuta essere anche la versione aggiornata di “Jimmy” che vinse il premio Pupi Avati nel 1999 come migliore sceneggiatura per cortometraggi, ma il rapporto editoriale terminò dopo appena un anno, quindi non se ne fece alcunché. Ma quella circostanza fu lo slancio per farmi cominciare ad amare la scrittura editoriale.  Ovviamente, come ogni esordiente, non conoscevo l’editoria quindi rimasi vittima di fregature non indifferenti. Quelle esperienze mi portarono ad analizzare l’arzigogolato mondo editoriale nazionale per poi divenire anche un consulente per scrittori emergenti affinché non cadano vittime di case editrici truffaldine. Negli ultimi dieci anni ho pubblicato circa venti opere editoriali a diversi livelli e questo mi ha portato a essere menzionato addirittura nei duecento scrittori del mondo che hanno trattato la figura di Sherlock Holmes (con il romanzo breve a titolo “Sherlock Holmes e il licantropo di Huntingdon”, 2014), ma anche tra gli autori nazionali ad aver trattato un’altra figura iconica, James Bond, libro che mi ha permesso di accedere nei salotti RAI da Marzullo.»

«Ho sempre scelto case editrici medie che garantissero la distribuzione a livello nazionale e su cui c’era (e c’è) un rapporto quasi amicale con l’editore. Mi rendo conto però che questo comporta una sfida maggiore. La mia creatura fictional di cui vado fiero è Kenzo Tanaka, investigatore privato, che cresce e si evolve nel tempo (invecchiando con me). Per ora sono usciti tre romanzi, ma il quarto è in lavorazione e sarà un altro thriller sull’onda de “Il Mutilatore” (Golem Edizioni, 2020).»


«Ho scritto anche per una piccola casa editrice novarese, Il Babi Editore che ha sede a Borgomanero. Trattasi di un romanzo tutto novarese dal titolo “Omicidio sotto la Cupola”, che è stato accolto benissimo. Uscito poco prima di Natale, narra una vicenda ambientata a Novara nel 2012, anche se ripercorre diversi decenni del passato. Dietro a questo giallo c’è stato un gran lavoro di interviste a persone che la Novara di quegli anni l’avevano effettivamente vissuta. Ora sto scrivendo un noir Nuares come lo chiamo io, perché ancora il titolo è incerto. Qui si ritrovano gli archetipi del noir classico: il bel tenebroso, lo smilzo, la femme fatale, lo scanzonato… tutti personaggi che di solito si ritrovano nei classici del noir. Anche questa storia arriva da un lavoro lontano. Poi, come dicevo, in cantiere c’è anche la quarta avventura di Kenzo Tanaka, ma questo è tutto in divenire.»

«Ho appena concluso uno spot per il sociale, una campagna prodotta e sostenuta dalla Polizia Locale e dai Servizi Sociali di Novara. Questo spot servirà a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle truffe a danno degli anziani, che è purtroppo un fenomeno in forte aumento anche nella nostra provincia. Allo spot hanno partecipato l’attrice e doppiatrice Francesca Vettori.

Stiamo anche lavorando (e parlo al plurale perché è una sceneggiatura scritta a 4 mani con una mia studentessa) a un documentario prodotto e sostenuto dall’ITI OMAR, scuola di Novara tra le migliori in Italia. È la seconda volta che lavoro per loro. Nel 2019 realizzammo un corto per sensibilizzare il pubblico riguardo la violenza sulle donne dal titolo “AQUA”.

Questo nuovo progetto avrebbe dovuto partire a inizio 2020 poi con quello che è successo si è bloccato tutto. Era un progetto grande con riprese previste anche in Marocco. Un documentario sull’immigrazione, l’amicizia, il bullismo, l’amore. Adesso il tutto è stato ridimensionato, ma contiamo di iniziare le riprese a maggio per riuscire a terminare il lavoro entro luglio. Mi piacerebbe davvero che si possa fare la presentazione in presenza, anche se la vedo dura.»

È stata una chiacchierata molto interessante e come sempre questa capacità di raccontare avventure o di creare filmati, documentari e cortometraggi, mi lascia sempre a bocca aperta.  È davvero bello questo talento, anche perché spesso viene utilizzato per aiutare gli altri.

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MARCO PARACCHINI

REGISTA – AUTORE – DOCENTE 

InfoLine: +39 3298970040

paracchinilab@gmail.com

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