Marco Scardigli è un nome che mi riporta a periodi lontani, quando da ragazzina, attaccata alle calcagna di mia sorella più grande, Noemi, frequentavo la sua “compagnia” a Novara.
Ritrovarlo scrittore dopo molti anni è stato bello e molto interessante. Perché Marco non chiacchiera. Racconta, narra.
“In realtà scrivo da sempre. Ho cominciato a pubblicare qualcosa negli anni 90, cose che mi erano affini (storie delle battaglie d’Italia e saggi sulla cultura bellica, perché Marco è storico militare ed ha insegnato a contratto storia coloniale presso l’Università di Pavia). Poi con la nascita di mia figlia mi sono fermato per un po’. Non è che poi scrivere ti dia questa gran sicurezza. Però dicono che dopo i 50 bisogna imparare cose nuove tutti gli anni, altrimenti si invecchia di colpo e quindi, quando nel 2005/2006 ho avuto la possibilità di scrivere per Utet ho ricominciato. Con un libro sulla storia di un generale piemontese: Govone.”
“Oggi la Storia è un racconto che interessa a sempre meno persone, è voce di popolo. Decade come materia scolastica e come tema di studio e ricerca è assente dalla sensibilità della gente comune e questo si tramuta in perdita di senso civico. Ho scritto un libro per raccontarlo, prima di cambiare rotta.”
“Dopo essermi tolto questo sassolino dal cuore, io, che sono sempre stato un lettore di gialli, ho cominciato a scrivere le avventure di alcuni investigatori novaresi: il Delegato Deodato Marchini, il Capitano Otto Von Stoffel ed Ernestina Sessa detta Tina. Sono storie ambientate all’inizio del ‘900 a Novara.
“Dal primo, ‘Celestina’ edito da Mondadori, devo dire che mi aspettavo di più ed invece…
Il secondo, ‘Evelyne il mistero della donna francese’, pubblicato da Interlinea – casa editrice novarese, mi ha dato molta soddisfazione arrivando secondo al Premio Bancarella. E’ una gran bella cosa in quanto è un libro TUTTO novarese, autore, ambientazione, casa editrice che è arrivato alla ribalta nazionale!
Il terzo giallo che chiude il ciclo dei misteri del primo ‘900 novarese si intitola ‘Tina e il mistero dei pirati di città’, una serie di delitti che sembrano senza collegamento e che mettono a dura prova il vicecommissario Marchini, sconvolgendone la carriera e gli affetti più cari”
“Dopo questo trittico ho cambiato epoca. Il 23 marzo è uscito l’ultimo nato, ambientato sempre a Novara ma ai giorni nostri dal titolo ‘Sibil’. E’ un libro che ho amato particolarmente scrivere, perché il personaggio di Sibil lo tengo nel cuore.”
Ho sempre avuto la curiosità di sapere e capire come accidenti facessero gli scrittori, soprattutto quelli di gialli e di noir, a creare la storia, a dipingere i personaggi nelle loro sfumature più profonde e nascoste.
“A volte traggo spunto dall’osservare la gente, a volte dai libri che leggo, articoli che mi colpiscono o persone che ascolto. Davvero questa ‘Sibil’ non ho idea da dove salti fuori, ma mi è venuta facile facile e spero piaccia al mondo come piace a me. Vedremo”
“Ci sono altre due esperienze che mi sono piaciute tanto, sempre nell’ottica dell’imparare comunque qualcosa di nuovo. Io ho sempre sostenuto che scrivo perché non so parlare, tra l’erre moscia e il fatto che mi mangio le parole. Poi ho conosciuto un attore di Vercelli, molto bravo, Roberto Sbaratto.
Insieme abbiamo fatto una serie di spettacoli in cui io racconto cose e lui recita. Uno spettacolo racconta della Grande Guerra ed è venuto molto bene. Un altro parla di vino, si intitola ‘Sorsi, come farsi una cultura alcolica’ e anche questo è andato bene, tanto che ne abbiamo fatto anche un libro!”
“Ora siamo impazienti di poter mostrare al pubblico un altro spettacolo, dal titolo: ‘Morsi’.
Ad accompagnare con un buon piatto tutto quello raccontato nello spettacolo precedente. Perché per bere bene bisogna anche saper mangiare bene!”
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