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  • Immagine del redattoreFosca Creola

Nel nome del Boca

Aggiornamento: 14 gen

L’ho già scritto che conosco molte “donne di vino” e in loro ritrovo eleganza e freschezza come il nettare che producono. In questi mesi di “prigionia” non hanno mai smesso di lavorare, di mantenere il contatto con la terra, di portare avanti la tradizione e la passione che ha loro trasmesso papà Ermanno.



Sto ovviamente parlando delle Sorelle Conti. La loro attività è ormai parte delle eccellenze di questo territorio generoso e pieno di meraviglie.

Paola, Anna ed Elena hanno rilevato l’attività creata dal padre in quel “castello” costruito negli anni ’60 per “difendere, conservare e rispettare un tesoro liquido, un vino a lungo invecchiamento, per lui così prezioso da meritarsi un luogo speciale. Un castello non solo di “protezione”, ma soprattutto di accoglienza e condivisione.”

E’ Paola a raccontare del forte legame che le unisce: “Sono così grata alla vita ad avere due sorelle come Anna ed Elena, a cui mi sento legata così profondamente! Il nostro è un forte rapporto affettivo basato sulla reciproca comprensione, in un affiatamento misto di stima, profondità, leggerezza, creatività, saggezza, sostegno e tanto altro. Una grande risorsa a cui attingere sicuramente nei momenti di sconforto e di difficoltà, ma anche e soprattutto, nella condivisione sincera dei successi e delle realizzazioni.



Quando ci dicono “siete così fortunate ad andare d’accordo”, io penso che in tutti i rapporti interpersonali, ma ancor di più tra fratelli e sorelle, occorra un continuo “lavoro” su se stessi che permetta di uscire dal piccolo mondo autoreferenziale per far spazio all’altro da noi, accogliendolo con empatia e rispetto nella sua diversità. Ed è proprio la diversità di carattere il nostro punto di forza, in una complementarietà che trasforma ogni esperienza vissuta in una stimolante crescita arricchente per tutte e duratura nel tempo.

Questa premessa, per dire che se alla base non ci fosse stato un bel rapporto con le sorelle, nel 2006, momento in cui ci siamo ritrovate insieme ad occuparci dell’azienda di famiglia, tutto sarebbe stato molto più difficile.

La scelta di perseguire il sogno a cui hanno dato vita i nostri genitori Ermanno e Mariuccia, all’inizio degli anni ’60, fino a trasformarlo nel nostro, è il miglior ringraziamento che possiamo fare loro, convinte che occuparci di vino non sia mai un mestiere scontato, ma un mix di forte espressione territoriale, di tradizioni proiettate nel futuro, di fedeltà a valori fondamentali come il rispetto della terra e delle persone che la vivono.



Ad Elena, che si occupa in prima persona dei vigneti e di tutta la parte tecnica della Cantina, piace pensare alla figura del contadino non come imprenditore agricolo, ma come custode privilegiato del proprio ambiente naturale.

“Saper ascoltare la terra, le piante e più in generale la natura, è collegamento profondo con la vita e fonte di grande ricchezza interiore. Per questo continuo a credere che “chi mette le mani nella terra” mantenga sempre un po’ più di umanità. È da queste premessa che nasce la mia storia di vignaiola, dall’amore ritrovato per la terra in cui trovano origine le mie radici.”

Il contatto con la terra ci ha insegnato anche il coraggio di non spaventarsi di fronte alle difficoltà, l’umiltà di non sentirsi mai arrivati, la curiosità di continuare ad imparare con pazienza, la stessa che è indispensabile avere per produrre un vino a lungo invecchiamento come il Boca.

Papà Ermanno è stato un maestro più nei fatti che nelle parole. Tanto di lui lo abbiamo maggiormente compreso attraverso il suo lavoro, nato da una grande passione per il vino e il territorio, ricordandolo tra i primi produttori a credere nel Boca, impiantando due vigneti all’inizio degli anni ’70.

Da allora siamo riuscite ad ampliare la produzione e oltre alla pregiata storica doc Boca e allo Spanna Colline Novaresi Nebbiolo doc: nel 2010 è nato “Flores” Colline Novaresi Nebbiolo doc (nebbiolo in purezza senza l’aggiunta di solfiti) e “Zingara” (croatina). Nel 2013 “Origini rosso” con il recupero di alcuni vigneti storici allevati “alla maggiorina” destinati all’abbandono. A fine estate 2019 viene presentato “Origini bianco” a base di uva “innominabile” ovvero Erbaluce locale, poi “Fiore rosso”, una piccola selezione di uve delle vecchie vigne alla maggiorina, vinificate senza l’uso della solforosa. Nello stesso anno nasce “Romoletta”, dalla curiosità di vinificare in purezza una delle uve caratterizzanti le doc dell’Alto Piemonte, la Vespolina. L’etichetta, come per gli altri vini prodotti oltre il Boca e lo Spanna, è opera del Maestro Mauro Maulini, col quale dal 2007 al 2012 abbiamo mantenuto un’entusiasmante collaborazione artistica, che ancor oggi continua ad essere ricordata nella veste grafica dei vari vini, per i quali abbiamo scelto alcune riproduzioni di suoi disegni, gentilmente concessi dai suoi figli Silvia e Luca a cui va il nostro profondo ringraziamento, come a tutte le persone che continuano a sostenerci in questo bel progetto di vite e di vita.



Nonostante l’ampliamento delle proposte vinicole, la nostra affezione per il Boca è nota, non solo per la storicità e le sue indubbie qualità, ma anche per quel “il rosso delle donne”, definizione data dall’artista veneziano Oreste Sabadin, autore della prima etichetta creata in occasione del passaggio generazionale e diventata poi etichetta ufficiale del Boca, fino a trasformarsi in simbolo di un progetto più ampio che comprende cultura, promozione del territorio, valorizzazione del vino ed iniziative artistiche e culturali.

Sinergie che permettono all’azienda di alzare l’asticella della qualità unendo alla tradizionale degustazione la possibilità di vivere esperienze sensoriali, emozionali, artistiche, culturali, didattiche. Ed ecco che la Cantina, grazie al supporto di Anna e alla sua esperienza nel campo dell’organizzazione eventi, diventa protagonista di svariati appuntamenti culturali e di iniziative che spaziano dall’allestimento di mostre d’arte contemporanea alla presentazione di libri, reading di poesia, spettacoli teatrali, concerti e manifestazioni più prettamente degustative, aperte anche al confronto con altre produzioni come ad esempio, solo per citarne alcune, la manifestazione “Terre di Vite”, svoltasi nel 2009 nelle loro Cantine o il coinvolgimento con “I am agricolo project” un movimento che promuove la cultura del vino a 360 gradi, partendo dalla divulgazione del lavoro in vigna e tante altre collaborazioni non solo localizzate sul territorio.

Pur avendo una produzione limitata, circa tre ettari e mezzo, in questi anni le sorelle hanno avuto la soddisfazione di aprire nuovi fronti d’esportazione: Stati Uniti, Norvegia, Svezia, Danimarca, Francia, Olanda, Australia, Giappone … orgogliose di partecipare con il loro lavoro alla valorizzazione e alla riscoperta di una doc che solo qualche anno fa sembrava destinata ad estinguersi.

“Si dice che in un bicchiere di vino c’è il riflesso dell’essenza di chi lo produce. Ci piace pensare che l’amore e la passione che ci lega a questo territorio, nella difesa della nostra specificità, sia il messaggio racchiuso nelle nostre bottiglie e lo si possa anche “assaggiare”.



A queste splendide sorelle piace ricordare che: “la terra non l’abbiamo avuta in eredità dai nostri genitori, ma in affitto dai nostri figli.” E a proposito di figli, abbiamo un’altra donna della famiglia che ha messo le sue conoscenze al servizio della cantina, è la figlia di Paola, Gioia 25 anni che si occupa di comunicazione attraverso i social e che si è appena laureata creando il prototipo di una app che propone un assaggio virtuale che coinvolga maggiormente l’utente finale. Il nome è già una promessa di emozione: “Taste-Ational Alto Piemonte Wine Tour”.

Direi che si può ben dire che “buon VINO non mente”!

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