Dall’antico marchio “Frisa” a “Cotogno Gioielli” ci sono 183 anni di storia. Sono stata nel sancta sanctorum di Alberto Cotogno, scultore e creatore di gioielli che sono pezzi “unici al mondo”.
“ Si è vero, da ragazzino volevo sciare, fare le gare e girare il mondo. Mio padre però la pensava diversamente. Così seguendo le origini dei nonni materni, valenzani e gioiellieri, feci 5 anni di studio a Valenza, su come si producono i gioielli, come si lavora l’oro, su come il gioiello può diventare complemento di moda.
A 19 anni mi sentivo pronto, ormai sapevo tutto ciò che c’era da sapere sul mondo della gioielleria. Anche allora fu mio padre a ridimensionarmi e mi chiese di scegliere: o il lavoro in laboratorio o lo studio. Non è stata una scelta difficile. Ben più tempo lo prese la scelta dell’università, fino a quando mi parlarono del NABA “nuova accademia di belle arti” a Milano, dove i docenti sono tutti artisti di fama mondiale. Ed è stato lì che il mio mondo è cambiato. Che io sono cambiato, cresciuto, maturato. Mondo fantastico. Dove l’esteriorità lascia spazio a ciò che hai nel tuo cuore, a ciò che riesci ad esternare e a portare nel mondo. Dove ti spingono a “trovare la tua calligrafia”. Così cominciai, come tutti, copiando i grandi artisti.”
“Il mio primo bronzo infatti ricorda tantissimo Arnaldo Pomodoro, ma è stato il primo passo. Poi… ho trovato la MIA calligrafia. Ho trovato il modo di esprimere il mio pensiero, che è legato al nostro modo di vivere e di riempire lo spazio che ci è stato dato a disposizione.
Le mie sculture, con questi onnipresenti cavi d’acciaio, sono una rappresentanza di come, ognuno di noi, riempie la propria vita. Con pensieri, esperienze, prove, felicità o dolori. Ogni mia scultura prova a spiegare qualcuna di queste esperienze, di questi pensieri, di questo modo, personale che ognuno di noi ha di “riempire la propria vita”.
Alberto è Docente Emerito presso la NABA, dove ha svolto attività didattica in qualità di docente al corso di “Progettazione e tecnologia del gioiello”, collegato al corso di scultura. Tuttavia io sono curiosa di capire come ha iniziato a disegnare gioielli e quindi chiedo.
“Dopo questa fantastica esperienza, sia come studente, che come docente presso l’accademia, tornato a casa e guardando i gioielli che vendevamo in negozio, mi sono reso conto che non c’era nulla di quello che era stato il mio vissuto negli ultimi 6 anni. Non riuscivo a rientrare nell’ottica di vendere un gioiello commerciale, solo per vendere. Anche se erano tutti gioielli fantastici, non erano “miei”. Mi presi ancora del tempo, andai negli Stati Uniti, conobbi gente fantastica e mi resi conto che più erano grandi, meno avevano bisogno di ostentare.
Quando rientrai nuovamente, con mio padre decidemmo di aumentare la nostra produzione di gioielli, con l’unica preghiera di non avere nessuna interferenza nelle mie scelte. E così ho cominciato a disegnare i miei gioielli. E anche a scremare ciò che proponevamo in negozio. Quindi niente più orologi, che allora erano il 40% del nostro mercato. Non è stato facile. Girammo l’investimento nell’ampliamento del laboratorio di produzione delle nostre collezioni e ci rendemmo subito conto che, per farle conoscere davvero, dovevamo uscire da Borgomanero. Così nel 1999 abbiamo cominciato col partecipare alle mostre di settore. Prima ci fu Basilea, poi venne Parigi, Vicenza, Tokyo, Tahiti, Las Vegas. E abbiamo capito che il nostro gioiello, che magari non si vende nel Borgo, ha moltissimi estimatori in altri luoghi.
Con questa nuova consapevolezza ho spinto per partecipare anche ai concorsi. I due più importanti erano il Tahitian Pearl trophy , gioielli composti in oro, pietre preziose (diamanti) e perle di Tahiti e il Diamond International Awards, dove i gioielli devono essere realizzati solo in oro, a volte platino e diamanti.
Per partecipare a quest’ultimo concorso i migliori produttori, designer, fabbricanti, architetti scelti da De Beers, promotore, venivano invitati ad inviare alla sede di Londra il disegno del loro gioiello e tra i disegni che arrivavano da tutto il mondo, ne venivano selezionati 30. I migliori. A questi 30 selezionati veniva comunicato di essere finalisti del “D.I.A.” e a questo punto i prescelti realizzavano il gioiello presentato nel disegno.
Noi nel 2000 abbiamo vinto il Diamond International Awards e l’anno successivo il Tahitian Pearl Trophy.
Vien da sé che per creare dei gioielli il cui valore venga riconosciuto ed apprezzato nel mondo della gioielleria, devi utilizzare solo materiale di primissima qualità. Noi montiamo solo perle di classe A e multicolors e diamanti dal taglio migliore. E’ davvero una grande soddisfazione vedere che i miei gioielli trovano casa nel nord Europa e negli Stati Uniti dove sono molto apprezzati, anche se quest’ultimo anno, senza le mostre né i concorsi si è tutto ridimensionato.
Disegnare gioielli è una grandissima passione. Trovo ispirazione in tutto quello che vedo e vivo. Tutto ciò che ci circonda è meravigliosamente fonte di nuove idee e nuovi progetti. Se cominci a disegnare senza pensare a cosa deve diventare il tuo disegno, ma solo al fatto che deve essere piacevole alla vista e donare qualcosa a chi guarda, allora crei la magia.”
E vi assicuro che di magia si tratta. Ogni gioiello di Alberto ha una storia dietro. Vi consiglio fortemente di visitare il sito, dove ne troverete raccontate alcune e dove potrete ammirare molte delle sue opere.
COTOGNO GIOIELLI 1838
Corso Giuseppe Garibaldi 9/11 28021 Borgomanero (NO) Italia Tel. (+39) 0322 843184 Indirizzo E-mail: info@cotogno.it www.cotognogioielli.com
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