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Immagine del redattoreSara Melito

“Dante a Novara”

Aggiornamento: 14 gen

Un disegno di viaggio nei luoghi descritti nella Divina Commedia

Nel bellissimo libro “ Dante”, il Prof. Alessandro Barbero traccia il profilo del più famoso letterato italiano in modo autentico, prendendo a riferimento le fonti e svelando un attento lavoro di ricerca. Ne emerge la figura di un uomo profondamente calato nel suo tempo, combattuto tra poetica e ragion di stato, mosso da passioni e valori che forse, agli occhi di noi contemporanei, possono sembrare alquanto particolari. Quest’anno si celebrano i 700 anni dalla morte del sommo poeta e mi piace fantasticare che Dante, nel suo peregrinare, esule da Firenze, abbia lasciato le sue impronte anche in Piemonte. Tanti sono infatti i riferimenti, dal Monviso ad Alessandria, da Vercelli al Biellese, celati tra le pagine della Divina Commedia, e questo fa pensare che Dante, forse forse in Piemonte ci sia stato sul serio. Il fil rouge che lega personaggi e luoghi danteschi, è lo spunto per disegnare un viaggio alla scoperta di paesaggi incredibilmente belli, tradizioni secolari e un’enogastronomia genuina, con grandi prodotti dal gusto robusto e sincero. Partiamo allora, Commedia alla mano, dal primo luogo citato da Dante, il Monviso:

Come quel fiume c’ ha proprio cammino prima dal Monte Viso ’nver’ levante, da la sinistra costa d’Apennino, (Inferno XVI)

Inconfondibile monte che si erge, più alto, tra le cime d’occidente, il Monviso è da sempre una terra di confine o una porta d’accesso. Ci passò Annibale con i suoi elefanti, ci transitarono contrabbandieri e mercanti attraverso il Buco di Viso, il primo traforo scavato nelle Alpi nel 1479 e oggi, percorrono i sentieri e le pareti di roccia, i novelli esploratori per conoscere natura e tradizioni, cammini storici e antichi mestieri tipici di quest’area transfrontaliera. In particolare, è dalla Val Maira che si dirama la rete di Percorsi Occitani, per un’avventura trekking lunga 177 km nelle Alpi occidentali del Piemonte. Suddivisi in 15 tappe, dai 600 ai 2700 metri di altitudine, questi tratti attraversano uno dei più ricchi e selvaggi patrimoni di biodiversità dell’intero arco alpino, offrendo un’esperienza all’aria aperta decisamente fuori dall’ordinario.



In Purgatorio VII, Dante cita Guglielmo VII di Monferrato, collocandolo tra i principi negligenti: Quel che più basso tra costor s’atterra, guardando in suso, è Guiglielmo marchese, per cui e Alessandria e la sua guerra fa pianger Monferrato e Canavese.

Alessandria, città antichissima fondata nel 1168, accoglie con il settecentesco Palazzo Municipale, il barocco Palazzo Ghilini e la Cattedrale dedicata ai Santi Pietro e Marco che conserva le statue dei santi patroni delle 24 città della Lega Lombarda. Nel Museo Civico si può ammirare la serie di 15 affreschi ispirati alle imprese di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda.




A breve distanza, Casale Monferrato, città natale di Ubertino, predicatore e teologo dell’Ordine francescano menzionato da Dante nel Paradiso per aver reso troppo rigida la regola monastica. Antica capitale del Monferrato, Casale è sede di una delle sinagoghe più antiche del Piemonte, fondata nel 1595 e rappresenta una tra le più raffinate espressioni del Barocco piemontese. L’Alto Monferrato è disegnato da un’architettura di filari che producono nobili DOCG come Dolcetto, Barbera, Brachetto d’Acqui e Cortese di Gavi. Siamo in terra di castelli appartenuti ai Marchesi Malaspina, celebrati da Dante nel Purgatorio per la signorile ospitalità con la quale la nobile famiglia accolse il poeta esiliato nei propri possedimenti in Lunigiana nel 1306. Seguendo la Via Francigena piemontese, ecco Vercelli, ai tempi di Dante confine della vasta Pianura Padana e città ribelle all’imperatore Enrico VII nella lotta tra fazioni guelfe e ghibelline. L’unica città turrita della regione, è un vero e proprio mosaico di tesori d’arte. Dal ciclo di affreschi della chiesa di San Cristoforo alla Pala, alla Madonna degli Aranci, fino alla Sinagoga e al Museo Leone, al Museo Borgogna e al Teatro Viotti, sede dell’importante concorso musicale internazionale.

…rimembriti di Pier da Medicina, se mai torni a veder lo dolce piano che da Vercelli a Marcabò dichina…” (Inferno XXVIII)

Ma non è solo per la storia che vale la pena visitare Vercelli. Oggi la città è considerata la capitale del riso e produce l’unica DOP italiana del cereale (il Riso di Baraggia Biellese e Vercellese). Fuori città, inforcando la bicicletta ci si può immergere in un’atmosfera dal sapore vintage, dove le risaie diventano ciclabili e magari, unendo riso e vino, si può pedalare sul percorso ad anello che da Vercelli conduce a Gattinara, area dell’omonimo robusto DOCG, per sconfinare nel Novarese delle etichette DOCG come Ghemme (Città del vino e del miele) e DOC con Sizzano e Fara, fino al pacifico angolo di Medioevo compreso tra Recetto (con il castello e la cinta muraria del XIII secolo) e l’abbazia fortificata dei Santi Nazario e Celso a San Nazzaro Sesia (XI secolo).



Percorrendo questo mare a quadretti si giunge a Novara, patria dell’eretico Fra Dolcino, che Dante colloca nell’VIII cerchio dell’Inferno, tra scismatici e seminatori di discordia, e il cui arrivo negli inferi è preannunciato nientemeno che da Maometto:

«Or dì a fra Dolcin dunque che s’armi, tu che forse vedra’ il sole in breve, s’ello non vuol qui tosto seguitarmi, sì di vivanda, che stretta di neve non rechi la vittoria al Noarese, ch’altrimenti acquistar non saria leve» (Inferno XXVIII)

Dal centro urbano ricco di storia, dominato dalla Basilica di San Gaudenzio con la monumentale cupola in mattoni (alta ben 121 metri), ardita opera di Alessandro Antonelli, si snoda una bella rete di sentieri pedonali e ciclabili che attraversano tutta la piana novarese, con deviazioni che costeggiano per lunghi tratti il suggestivo ambiente naturale lungo il Canale Cavour. Costruito in soli 3 anni per volere di Camillo Benso conte di Cavour, è il secondo canale navigabile d’Italia, che collega Chivasso alla stupenda area del Parco Naturale del Ticino e al Bosco Vedro, tra castelli e santuari.

Sulle tracce di Fra Dolcino si lascia Novara per andare nei luoghi che lo videro in fuga con la sua setta degli Apostoli dalle forze vescovili e papali sulle montagne dell’Alta Valsesia, per finire catturati in Valsessera, nel Biellese. Qui si entra nel meraviglioso ambiente naturale dell’Oasi Zegna, una palestra a cielo aperto per ogni tipo di attività per grandi e più piccoli: semplici passeggiate, nordic walking, forest bathing e trekking, percorsi per mtb e e-bike, e sci di fondo e discesa, ciaspole e slittino nei mesi invernali. E naturalmente il Sentiero di Fra Dolcino, che incrocia il panoramico Cammino di San Bernardo.




Questo è un angolo di Piemonte dove il ritmo della vita scorre ancora lento, dove le montagne si specchiano nelle risaie, dove la gente si incontra nelle piazze, e che Dante descrisse con maestria e penna tagliente, consegnandolo per sempre alla Storia.

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